In qualsiasi ambito, sia esso sociale, storico,
geografico, economico, o lavorativo, esistono delle chimere.
Rappresentazioni fantastiche della nostra mente, delle quali parliamo
tranquillamente e con cognizione di causa come se potessimo trovarle dal
droghiere sotto casa: quello pronto a fare il CID quando ti tampona e
non si è ben capito di chi sia la colpa, la panca piana libera il lunedì
pomeriggio alle 18:30, il misurino non colato a picco nel pacco
da 1.987 libre di whey protein, e così via. Ma il più bello di tutti
questi è il concetto di "mantenimento" che viene costantemente tirato
fuori nelle innumerevoli discussioni da palestra. Ogni volta, alla mia
richiesta di voler capire cosa fosse questo famigerato mantenimento,
ricevevo le spiegazioni più fantasiose. Ma andiamo con ordine.
Poniamo caso che, nel corso di cinque anni di allenamento, Tizio abbia
guadagnato 10 chili di muscoli e ne abbia persi altrettanti di grasso. È
logico che, per entrare in un tale stato di grazia, abbia dovuto
imparare a mangiare in un determinata maniera, allenarsi con una certa
intensità, magari usare anche degli integratori. Insomma, un certo
impegno in termini di tempo, soldi investiti ed intensità dello sforzo
profuso in ciò che si è fatto, con indubbi sacrifici (e parimenti certe
soddisfazioni). Ha raggiunto il TOP della sua condizione perché ha dato
il massimo. Ora, nelle menti bacate di taluni individui, il mantenimento
di tale condizione si otterrà facendo di "meno" (in termini
quali/quantitativi) di quanto si sia fatto fino a quel momento. Sfugge
loro che, per continuare ad avere il massimo, bisogna comunque dare
sempre il massimo. È logico che, nell'ambito di condizioni fisiche
oggettivamente mediocri, che lasciano trapelare un impegno pressoché
nullo, il mantenimento si configuri come persistenza del non fare un
cazzo. Ho visto ragazzi che, dopo quindici giorni dall'ultima gara,
avevano perso muscoli e definizione. Al di là della ben nota incapacità
di gestire alimentazione e quant'altro, volete sapere un esempio di
questo "mantenimento" in un allenamento per tricipiti e spalle? 3 serie
di spinte in basso ai cavi e 3 serie di spinte indietro al cavo basso,
tutto senza cedimento (e con pesi e tecnica ridicoli). Spalle: 3 serie
di lento "qualcosa" (dove ad una rep di lento dietro se ne alternava una
di lento avanti...si, avete letto bene) e 3 serie di aperture per i
deltoidi posteriori ai cavi (sempre con la suddetta tecnica, definita da
Plinio il Giovane "ad cazzum"). Mi sa che anche stavolta mi sono
"mantenuto" troppo clemente...
venerdì 10 ottobre 2014
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