venerdì 10 ottobre 2014

Die Hard: il concetto di mantenimento

In qualsiasi ambito, sia esso sociale, storico, geografico, economico, o lavorativo, esistono delle chimere. Rappresentazioni fantastiche della nostra mente, delle quali parliamo tranquillamente e con cognizione di causa come se potessimo trovarle dal droghiere sotto casa: quello pronto a fare il CID quando ti tampona e non si è ben capito di chi sia la colpa, la panca piana libera il lunedì pomeriggio alle 18:30, il misurino non colato a picco nel pacco da 1.987 libre di whey protein, e così via. Ma il più bello di tutti questi è il concetto di "mantenimento" che viene costantemente tirato fuori nelle innumerevoli discussioni da palestra. Ogni volta, alla mia richiesta di voler capire cosa fosse questo famigerato mantenimento, ricevevo le spiegazioni più fantasiose. Ma andiamo con ordine.
Poniamo caso che, nel corso di cinque anni di allenamento, Tizio abbia guadagnato 10 chili di muscoli e ne abbia persi altrettanti di grasso. È logico che, per entrare in un tale stato di grazia, abbia dovuto imparare a mangiare in un determinata maniera, allenarsi con una certa intensità, magari usare anche degli integratori. Insomma, un certo impegno in termini di tempo, soldi investiti ed intensità dello sforzo profuso in ciò che si è fatto, con indubbi sacrifici (e parimenti certe soddisfazioni). Ha raggiunto il TOP della sua condizione perché ha dato il massimo. Ora, nelle menti bacate di taluni individui, il mantenimento di tale condizione si otterrà facendo di "meno" (in termini quali/quantitativi) di quanto si sia fatto fino a quel momento. Sfugge loro che, per continuare ad avere il massimo, bisogna comunque dare sempre il massimo. È logico che, nell'ambito di condizioni fisiche oggettivamente mediocri, che lasciano trapelare un impegno pressoché nullo, il mantenimento si configuri come persistenza del non fare un cazzo. Ho visto ragazzi che, dopo quindici giorni dall'ultima gara, avevano perso muscoli e definizione. Al di là della ben nota incapacità di gestire alimentazione e quant'altro, volete sapere un esempio di questo "mantenimento" in un allenamento per tricipiti e spalle? 3 serie di spinte in basso ai cavi e 3 serie di spinte indietro al cavo basso, tutto senza cedimento (e con pesi e tecnica ridicoli). Spalle: 3 serie di lento "qualcosa" (dove ad una rep di lento dietro se ne alternava una di lento avanti...si, avete letto bene) e 3 serie di aperture per i deltoidi posteriori ai cavi (sempre con la suddetta tecnica, definita da Plinio il Giovane "ad cazzum"). Mi sa che anche stavolta mi sono "mantenuto" troppo clemente...

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