Inizio la rubrica dedicata alle differenti tipologie alimentari con un
approccio che ha fatto, negli ultimi anni, parecchio parlare di sè
presso gli amanti del bodybuilding, dividendoli quasi in due opposte
fazioni: oltranzisti della paleo e detrattori, integralisti della
bistecca e paleoscettici, e chi più ne ha più ne metta. Innanzitutto,
secondo un mio modestissimo parere, la paleo non è assolutamente una
dieta, ma molto più semplicemente una lista di cibi dalla quale
attingere. Viene totalmente abbandonato il concetto di cibo introdotto,
con chirurgica regolarità, ogni 2 ore e mezza/3 ore, ed inoltre anche il
dogma delle porzioni pesate (e soppesate) fino all'ultimo
grammo/caloria viene scardinato. Si mangia a sazietà, e solo quando se
ne ha voglia. Questi due punti di sicuro la allontanano dalla concezione
di dieta solitamente intesa. Ma andiamo con ordine. La paleo si basa
sul concetto che, fino a circa 10.000 anni fa, l'uomo primitivo godeva
di uno stato di salute di gran lunga migliore di quello che oggi
potrebbe essere mediamente definito “stare bene”, ed inoltre godeva di
masse muscolari in grado di far invidia ad un peso medio. L'incidenza di
malattie degenerative sembrava essere molto più bassa dell'attuale; poi
poco contava se a 25 anni finivi divorato da una tigre dai denti a
sciabola (cazzi tuoi!). Muscoli e salute, insomma, e sembra che tutto
dipendesse dal modo in cui i nostri “nonni” mangiavano: cacciatori che
divoravano tanta carne e pesce, meritata ricompensa di estenuanti
battute di caccia e di pesca, il tutto accompagnato da tuberi, vegetali,
bacche, semi e frutta oleosa (nella paleo attuale sono concesse anche
le uova e l'olio extravergine). Per quanto riguarda i cibi vietati:
riso, pasta, cereali, legumi, carboidrati “di mano umana” e zucchero,
latticini in genere. Il passaggio dal nomade allo stanziale comportò
anche un cambiamento delle abitudini alimentari: nacque l'agricoltura, e
l'incertezza delle battute di caccia venne sostituita dalla
rassicurante presenza dei cereali. Se però questo da un lato garantiva
cibo in qualsiasi periodo dell'anno, dall'altro (sempre secondo
l'orientamento paleo) iniziò a generare intolleranze, allergie,
malattie. Al di là del fascino folkloristico che determinati
orientamenti possono generare, va detto che l'estremizzazione non porta
mai a nulla di buono. Per quel che mi riguarda, sono d'accordo (senza
abbracciarne la filosofia tout-court, ovviamente) su alcuni precetti
della paleo e, nello specifico, nella necessità di ritornare a mangiare
in una maniera il più naturale possibile. Le attuali tecnologie
alimentari depauperano quasi totalmente i cibi del loro originario
contenuto di micronutrienti, ed i numerosi additivi/conservanti aggiunti
non fanno altro che allontanare il cibo dall'essere qualcosa che possa
aiutarci a mantenere uno stato di salute ottimale. La mucca pazza, il
pollo scemo, la vacca “bombata”, il pesce ricco di mercurio, frutta e
verdura piene di diserbanti: ma che diavolo dovremmo mangiare? Se
volessimo seguire alla lettera i dettami della paleo, ci “basterebbe”
imbracciare una bella lancia, uscire dalla nostra grotta buia ed umida
ed andare a caccia. Capite bene l'irrealizzabilità di una paleo
“genuina”. D'altronde, se è vero che il grano attuale ha ben poco a che
vedere con quello di anche solo un centinaio di anni fa, è altrettanto
vero che un piatto di riso, dei focchi d'avena o dei legumi ogni tanto
non abbiano mai ucciso nessuno (ovvie intolleranze/allergie fan storia a
sè, ovviamente). In definitiva, credo la paleo abbia sicuramente dei
punti interessanti (cibo il meno lavorato possibile, livelli di insulina
mantenuti sempre entro limiti di accettabilità, grossi quantitativi di
verdure e frutta da consumare). Bisogna però essere sempre in grado di
mediare quelli che sono dei veri e propri “diktat” alimentari con le
esigenze di ognuno di noi. Per quelli che volessero ulteriormente
approfondire il tema della paleo, eccovi il sito del suo “ideatore”,
Loren Cordain: http://thepaleodiet.com/
domenica 2 novembre 2014
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