domenica 2 novembre 2014

La paleo dieta

Inizio la rubrica dedicata alle differenti tipologie alimentari con un approccio che ha fatto, negli ultimi anni, parecchio parlare di sè presso gli amanti del bodybuilding, dividendoli quasi in due opposte fazioni: oltranzisti della paleo e detrattori, integralisti della bistecca e paleoscettici, e chi più ne ha più ne metta. Innanzitutto, secondo un mio modestissimo parere, la paleo non è assolutamente una dieta, ma molto più semplicemente una lista di cibi dalla quale attingere. Viene totalmente abbandonato il concetto di cibo introdotto, con chirurgica regolarità, ogni 2 ore e mezza/3 ore, ed inoltre anche il dogma delle porzioni pesate (e soppesate) fino all'ultimo grammo/caloria viene scardinato. Si mangia a sazietà, e solo quando se ne ha voglia. Questi due punti di sicuro la allontanano dalla concezione di dieta solitamente intesa. Ma andiamo con ordine. La paleo si basa sul concetto che, fino a circa 10.000 anni fa, l'uomo primitivo godeva di uno stato di salute di gran lunga migliore di quello che oggi potrebbe essere mediamente definito “stare bene”, ed inoltre godeva di masse muscolari in grado di far invidia ad un peso medio. L'incidenza di malattie degenerative sembrava essere molto più bassa dell'attuale; poi poco contava se a 25 anni finivi divorato da una tigre dai denti a sciabola (cazzi tuoi!). Muscoli e salute, insomma, e sembra che tutto dipendesse dal modo in cui i nostri “nonni” mangiavano: cacciatori che divoravano tanta carne e pesce, meritata ricompensa di estenuanti battute di caccia e di pesca, il tutto accompagnato da tuberi, vegetali, bacche, semi e frutta oleosa (nella paleo attuale sono concesse anche le uova e l'olio extravergine). Per quanto riguarda i cibi vietati: riso, pasta, cereali, legumi, carboidrati “di mano umana” e zucchero, latticini in genere. Il passaggio dal nomade allo stanziale comportò anche un cambiamento delle abitudini alimentari: nacque l'agricoltura, e l'incertezza delle battute di caccia venne sostituita dalla rassicurante presenza dei cereali. Se però questo da un lato garantiva cibo in qualsiasi periodo dell'anno, dall'altro (sempre secondo l'orientamento paleo) iniziò a generare intolleranze, allergie, malattie. Al di là del fascino folkloristico che determinati orientamenti possono generare, va detto che l'estremizzazione non porta mai a nulla di buono. Per quel che mi riguarda, sono d'accordo (senza abbracciarne la filosofia tout-court, ovviamente) su alcuni precetti della paleo e, nello specifico, nella necessità di ritornare a mangiare in una maniera il più naturale possibile. Le attuali tecnologie alimentari depauperano quasi totalmente i cibi del loro originario contenuto di micronutrienti, ed i numerosi additivi/conservanti aggiunti non fanno altro che allontanare il cibo dall'essere qualcosa che possa aiutarci a mantenere uno stato di salute ottimale. La mucca pazza, il pollo scemo, la vacca “bombata”, il pesce ricco di mercurio, frutta e verdura piene di diserbanti: ma che diavolo dovremmo mangiare? Se volessimo seguire alla lettera i dettami della paleo, ci “basterebbe” imbracciare una bella lancia, uscire dalla nostra grotta buia ed umida ed andare a caccia. Capite bene l'irrealizzabilità di una paleo “genuina”. D'altronde, se è vero che il grano attuale ha ben poco a che vedere con quello di anche solo un centinaio di anni fa, è altrettanto vero che un piatto di riso, dei focchi d'avena o dei legumi ogni tanto non abbiano mai ucciso nessuno (ovvie intolleranze/allergie fan storia a sè, ovviamente). In definitiva, credo la paleo abbia sicuramente dei punti interessanti (cibo il meno lavorato possibile, livelli di insulina mantenuti sempre entro limiti di accettabilità, grossi quantitativi di verdure e frutta da consumare). Bisogna però essere sempre in grado di mediare quelli che sono dei veri e propri “diktat” alimentari con le esigenze di ognuno di noi. Per quelli che volessero ulteriormente approfondire il tema della paleo, eccovi il sito del suo “ideatore”, Loren Cordain: http://thepaleodiet.com/

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