Troppo spesso sento parlare, in termini meramente quantitativi, di tutte
quelle variabili che favoriscono ed attestano la crescita muscolare.
Una di queste è sicuramente l'approccio alla dieta: il rapportarsi al
cibo è ancora accostabile al far di conto con un pallottoliere (aggiungo
uno, tolgo due, etc.). Se la quantità delle calorie ingerite e/o
consumate è uno dei markers che pone un paletto lungo il cammino verso
l'ipertrofia (o la lipolisi, in base al nostro obiettivo), è anche vero
che non è il solo aspetto da prendere considerazione. Spesse volte ho
sentito dire: "Consumo solo 1500 calorie, e rimango grasso" oppure "Non
riesco a crescere neanche con 4000 calorie al giorno". Sovente,
trascuriamo il fatto che, a parità di calorie, la scelta e la
ripartizione dei macronutrienti da cui esse derivano genera comunque
degli esiti differenti, a secondo del fisico di ognuno. La scienza della
nutrizione ha fatto passi da gigante da quando stipare calorie
all'inverosimile (o, viceversa, tagliarle in maniera indiscriminata) era
l'unico modo per variare la propria composizione corporea. Si tralascia
troppo spesso, ad esempio, che il "timing" di taluni nutrienti possa
determinare la differenza tra lo sfruttare un certo alimento a nostro
vantaggio, ed il farcelo nemico. Massimizzare l'assimilazione, e non
aumentare a dismisura l'apporto calorico, deve essere il nostro
obiettivo principale: il minimo dello scarto col massimo della resa. Per
esperienza, posso dire che le fasi di "bulk" esasperato funzionano solo
per pochi, pochissimi eletti. Il perseguimento dell' "inmaialamento"
per poi far del nostro corpo un'opera d'arte è roba d'altri tempi,
datata come il parruccone cotonato della Rettore negli anni '80. Ci
stava 30 anni fa, con la bestialità e la disinformazione imperante, non
oggi. Allo stesso modo, rimpinzarsi solo di petto di pollo per diminuire
la massa grassa è da capre, e l'unica "definizione" che otterremo è
quella di minchione, da parte di chi certi argomenti li "mastica"
davvero (non avrei potuto scegliere termine migliore). Lo stakanovismo
alimentare, lungi dal renderci dei martiri della dieta, mortifica le
necessità del nostro organismo, senza costituire un valore aggiunto alla
nostra condizione fisica.
Un altro fattore importante è l'impatto
ormonale che un cibo ha sul nostro corpo: stimolare un picco insulinico
in una particolare condizione significa giocarsi l'asso nella manica;
in tutt'altra situazione (magari con un obiettivo diametralmente opposto
a quello dell'amico che si è abboffato di riso dopo l'allenamento) può
essere una scelta scellerata.
Ho qui sopra elencato soltanto due
degli aspetti che, nella mia limitatissima conoscenza dei fenomeni
metabolici, reputo di gran lunga più vincolanti che il semplice computo
giornaliero delle calorie al fine di raggiungere il fisico agognato, ma
ce ne sarebbero diversi altri. Smettiamola di ragionare per luoghi
comuni ("Non posso ASSOLUTAMENTE mangiare carboidrati dopo le 18.00!"
oppure "Se non mangio ogni due ore perdo massa muscolare." Maddechè? Ma
per favore...) ed impariamo a conoscere il nostro corpo. Studiamo... e
studiamoCI!
mercoledì 10 settembre 2014
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