Correlazione tra allenamento, alimentazione ed integrazione
Ho sempre ritenuto i risultati, nel bodybuilding, frutto di tre fattori che debbono necessariamente compendiarsi a vicenda: l'allenamento, l'alimentazione e l'integrazione. Lasciate perdere le fantasiose immagini che circolano su Facebook, dove si è soliti attribuire, con precisione chirurgica, ad ognuno dei tre "caballeros" una precisa percentuale: fidatevi di una vecchia volpe, sono solo cazzate che generalizzano eccessivamente, che non tengono conto dei vari morfotipi e di un miliardo di altre variabili. Immagino l'ipertrofia come una sorta di ferrovia, i cui binari paralleli sono costituiti da allenamento ed alimentazione. Questi due aspetti debbono necessariamente guardarsi in faccia e camminare, appunto, in parallelo: mi alleno in base alla "benzina" che immetto nel mio "treno", e mangio in base alle necessità dettate dal mio allenamento. Nel mezzo si situa l'integrazione che, da un lato, deve tener conto della carenze che qualsiasi approccio alimentare solitamente presenta e, dall'altro, mi fornirà quel "surplus" di nutrienti che il mio fisico mi richiederà, a seguito di un intenso approccio all'allenamento. Va da sé che il ricorso all'integratore debba essere ben ponderato e mirato alle proprie esigenze (cosa che d'altronde va tenuta in conto anche per l'allenamento e l'alimentazione): che senso ha usare, ad esempio, della creatina in un regime di 12/15 ripetizioni? Perché supplementare del Tribulus se abbiamo appena compiuto 18 anni? A che mi serve integrare della carnitina nel mio programma, se poi non sono neanche in grado di avviare in tapis-roulant? Cogitate gente, cogitate...
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