Il programma di allenamento
Lo sapete che crea dipendenza! Parlo di quel piccolo foglietto,
comunemente detto "scheda di allenamento". Un pezzettino di carta
sgualcito, sbiadito, strapazzato all'inverosimile, con tante di quelle
pieghe da far sembrare la faccia della Montalcini appena passata da
un'iniezione di botox. Non potete farci niente: durante l'allenamento lo
tirate fuori almeno una decina di volte (il programma, intendo), lo
guardate e lo ammirate come se aveste tra le mani la sacra sindone (o,
per i meno credenti, le mutande di Beyoncè). Su di lui, si rincorrono
all'impazzata numeri, "x", " - ", come a voler comporre un nuovo sistema
binario. che solo le vostre miofibrille potranno decodificare. Troppo
spesso però se ne diventa succubi! Posso anche capire che "scripta
manent", ma il problema è che "manent" solo sulla carta, e non vi alcuna
trasposizione sentimental-muscolare di quanto riportato là sopra. Vedo
troppi ragazzi subire il programma, accettarlo passivamente come
un'imposizione; una punizione, quasi. Non un moto di orgoglio che spinga
a portare quello che la settimana prima era un 3 X 10, ad un 3 X 11.
Non un tentativo di iniziare la serie dopo 75'' di recupero, quando ne
erano previsti 90. Se si "devono" fare 10 serie per i pettorali, non si
ha l'onestà intellettuale di ammettere che si è dato troppo poco e ce ne
vorrebbero almeno altre 2; oppure, non si azzarda la ferocia che ne
avrebbe reso 8 più che sufficienti. Cristo, non siete mica una catena di
montaggio che, con elvetica puntualità, assembla sempre gli stessi
pezzi. Siete degli artisti, e l'arte è follia, è improvvisazione, è
battuta d'arresto, è bruciante accellerazione. Il nostro corpo cambia di
settimana in settimana, di giorno in giorno. E non mi riferisco solo
alla condizione estetica, ma anche e soprattutto ai livelli di stress,
di concentrazione, al modo di "sentire" le pressioni esterne. Se il
fisico dei vostri sogni è la meta, beh... godetevi il viaggio, nel
frattempo! E, soprattutto, non rendetelo un "low cost", scevro di tutti
quei piaceri che ve lo avrebbero fatto amare.
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