martedì 30 dicembre 2014

Ottusità medica

Mi stupisco ancora davanti alla maniera in cui una CERTA classe medica si rapporti alle esigenze nutrizionali di un atleta (o, perlomeno, di una persona che voglia allenarsi seriamente ed ottenere risultati tangibili). Mi rendo conto che è ancora un pragmatico senso del "e mo', 'ndo cazzo metto le mani?" a stabilire le linee guida nell'approcciarsi all'alimentazione del proprio paziente; una totale cecità nel realizzare che allenamento ed alimentazione debbano muoversi su binari paralleli, piuttosto che cercare di mettere le pezze, con l'uno, alle mancanze dell'altro. Ma come diavolo si fa a dire ad un ragazzo di 25/30 anni (in perfetto stato di salute) di mangiare "due fette biscottate a colazione.. un biscottino allo spuntino..." e, noncurante della sua letargia, dirgli "vabbè, ma tu ti devi allenare LEGGERO...". Ma che cazzo vuol dire? E soprattutto, ma quali risultati ha mai prodotto l'allenamento leggero? E mi si spieghi il significato di leggero: devo allenarmi in T-shirt e pantaloncini di Mennea? Devo pesare 47 chili nel momento in cui faccio lo squat? E quando una serie può definirsi leggera? Qui si mena il can per l'aia, svilendo le necessità alimentari di chi ama lo sport ed operando alla cazzo di cane. Si smetterà mai di concepire il rapportarsi al cibo in termini meramente calorico/quantitativi, gestendo il tutto come se si avesse per le mani un pallottoliere? Se la classe operaia va in paradiso, alcuni medici dovrebbero proprio andare affanculo...

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Prima di seguire un qualsiasi programma nutrizionale e di allenamento, consultate sempre il vostro medico.

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