sabato 11 luglio 2015

Esempio di allenamento per i dorsali

Se c'è uno sport dove la selezione naturale opera in maniera spietata, quello è sicuramente il bodybuilding. Se sei un purosangue o un asino, se sei destinato al palco dell'Olympia o (al massimo) ad arrivare ultimo al Mr. Condominio, lo decide soltanto la tua genetica. Ma, fortunatamente, non è tutto bianco o tutto nero, ed esistono pure le proverbiali "50 sfumature di ipertrofia". Io personalmente ho sempre saputo di poter valutare la mia predisposizione alla muscolazione usando i numeri relativi, ciò nondimeno ho sempre cercato di dare il massimo, provando a spremere il proverbiale sangue da una rapa. Vi starete chiedendo il perché di tutte le minchiate che ho scritto finora, è presto detto. In fondo il bodybuilding è soprattutto valutazione estetica del risultato raggiunto e, se si fanno le cose con criterio, sembrare meno peggio di quanto non si sia non è impossibile. Sono un ectomorfo con tante fibre rosse, e madre Natura mi ha (dis)graziato con una larghezza clavicolare a-la Woody Allen ed i fianchi di Moira Orfei. In un contesto simile, l'idea di ottnere un buon V-shape non era minimamente contemplabile, ma diciamo che c'ho messo del mio per rompere i coglioni alla genetica. Se il raggiungimento di un livello di bf relativamente basso mi ha aiutato a tenere la vita sotto controllo, di contro spalle poco stondate purtroppo non hanno favorito di certo l'agognata condizione. A 'sto punto qua, avrei dovuto necessariamente imparare ad allenare la schiena come si deve. E veniamo all'argomento del post: i dorsali. Ho sempre avuto una particolare propensione all'allenamento dei dorsali: non intesa come predilezione (non solo, almeno) per il gruppo in questione, quanto come assoluta naturalezza verso il movimento della remata e di trazione.
Il mio allenamento della schiena si articola su un totale di 10 serie (escluso il lavoro per la bassa schiena). Il numero delle ripetizioni varia dalle 10 alle 20, con ROM completo, contrazioni di picco e TUT sempre in primo piano. Questo, almeno, è l'impianto di default del mio allenamento. Solitamente divido il lavoro, come ovviamente molti di voi già faranno, in un "fifty/fifty" tra esercizi per l'ampiezza/lunghezza del latissimus dorsi (trazioni, sia alla sbarra che alla Lat macchine, variando l'ampiezza dell'impugnatura), ed esercizi per lo spessore/densità della schiena (rematori in tutte le salse). Le serie sono sempre portate al cedimento positivo, ed ognuna di esse è completata (ovviamente, a seconda dell'esercizio eseguito) da una tecnica ad alta intensità, che scelgo di volta in volta tra negative, mezzi colpi e cheating. Conosco bene l'annoso dibattito tra chi sostiene il cedimento ad ogni costo e chi ne reputa l'uso continuato come uno dei fattori del sovrallenamento, ma per me funziona bene così. Complice di tutto ciò, credo, qualche annetto di allenamento sul groppone (anni portati benissimo, ne dimostro molti di meno), che ha fatto sì che l'intensità (termine qui usato impropriamente, non come carico allenante ma come capacità di "sentire" la ripetizione) dello stimolo allenante debba essere estremizzata. Lungi dal voler proporre un sistema valido per chiunque, l'intenzione del post è di fornire uno spunto di riflessione soprattutto per coloro che hanno una genetica che rema (è proprio il caso di dirlo) contro. Grazie della cortese attenzione...


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