Se c'è uno sport dove la selezione naturale opera in maniera spietata,
quello è sicuramente il bodybuilding. Se sei un purosangue o un asino,
se sei destinato al palco dell'Olympia o (al massimo) ad arrivare ultimo
al Mr. Condominio, lo decide soltanto la tua genetica. Ma,
fortunatamente, non è tutto bianco o tutto nero, ed esistono pure le
proverbiali "50 sfumature di ipertrofia". Io personalmente ho sempre
saputo di poter valutare la mia predisposizione alla muscolazione usando
i numeri relativi, ciò nondimeno ho sempre cercato di dare il massimo,
provando a spremere il proverbiale sangue da una rapa. Vi starete
chiedendo il perché di tutte le minchiate che ho scritto finora, è
presto detto. In fondo il bodybuilding è soprattutto valutazione
estetica del risultato raggiunto e, se si fanno le cose con criterio,
sembrare meno peggio di quanto non si sia non è impossibile. Sono un
ectomorfo con tante fibre rosse, e madre Natura mi ha (dis)graziato con
una larghezza clavicolare a-la Woody Allen ed i fianchi di Moira Orfei.
In un contesto simile, l'idea di ottnere un buon V-shape non era
minimamente contemplabile, ma diciamo che c'ho messo del mio per rompere
i coglioni alla genetica. Se il raggiungimento di un livello di bf
relativamente basso mi ha aiutato a tenere la vita sotto controllo, di
contro spalle poco stondate purtroppo non hanno favorito di certo
l'agognata condizione. A 'sto punto qua, avrei dovuto necessariamente
imparare ad allenare la schiena come si deve. E veniamo all'argomento
del post: i dorsali. Ho sempre avuto una particolare propensione
all'allenamento dei dorsali: non intesa come predilezione (non solo,
almeno) per il gruppo in questione, quanto come assoluta naturalezza
verso il movimento della remata e di trazione.
Il mio allenamento
della schiena si articola su un totale di 10 serie (escluso il lavoro
per la bassa schiena). Il numero delle ripetizioni varia dalle 10 alle
20, con ROM completo, contrazioni di picco e TUT sempre in primo piano.
Questo, almeno, è l'impianto di default del mio allenamento. Solitamente
divido il lavoro, come ovviamente molti di voi già faranno, in un
"fifty/fifty" tra esercizi per l'ampiezza/lunghezza del latissimus dorsi
(trazioni, sia alla sbarra che alla Lat macchine, variando l'ampiezza
dell'impugnatura), ed esercizi per lo spessore/densità della schiena
(rematori in tutte le salse). Le serie sono sempre portate al cedimento
positivo, ed ognuna di esse è completata (ovviamente, a seconda
dell'esercizio eseguito) da una tecnica ad alta intensità, che scelgo di
volta in volta tra negative, mezzi colpi e cheating. Conosco bene
l'annoso dibattito tra chi sostiene il cedimento ad ogni costo e chi ne
reputa l'uso continuato come uno dei fattori del sovrallenamento, ma per
me funziona bene così. Complice di tutto ciò, credo, qualche annetto di
allenamento sul groppone (anni portati benissimo, ne dimostro molti di
meno), che ha fatto sì che l'intensità (termine qui usato
impropriamente, non come carico allenante ma come capacità di "sentire"
la ripetizione) dello stimolo allenante debba essere estremizzata. Lungi
dal voler proporre un sistema valido per chiunque, l'intenzione del
post è di fornire uno spunto di riflessione soprattutto per coloro che
hanno una genetica che rema (è proprio il caso di dirlo) contro. Grazie
della cortese attenzione...
sabato 11 luglio 2015
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