giovedì 23 luglio 2015

Chi più spende meno spende

Frequento l'ambiente delle palestre ormai da qualche annetto, e ciò che più mi piace di esso è quel sottobosco di umanità varia ed avariata che lo caratterizza, quell' "humus" putrescente che spande un lezzo di mediocrità per ogni dove. E così, via libera a personaggi degni di un romanzo di Charles Dickens: l'istruttore (ops, personal trainer, scusate) che consiglia ai clienti di bere proteine durante l'allenamento; l'altro che invece minaccia di sbattere fuori chiunque usi integratori; il 22enne di 60 kg. che ringrazia il suo preparatore "...per il culturista che mi ha fatto diventare, e per avermi insegnato a vincere sempre..."; la signora 45enne che, dopo le serie pesanti di pressa, ne fa una "allegra"; il laureando in scienze motorie che consiglia di concludere la giornata con uno spuntino a base di pane bianco e gelato per "fare massa"; il genio che, con 30 anni di esperienza sul groppone, ti tempesta di telefonate per chiederti se può condire il riso con del pomodoro... Insomma, ce n'è davvero per tutti i (dis)gusti.
Ieri mi giunge all'orecchio la notizia di una fantastica offerta in una palestra della mia zona: un abbonamento biennale ad un prezzaccio stracciato. Ora, io capisco tutto: la crisi, la voglia di risparmiare qualcosina, le necessità ben più impellenti della mera urgenza fisica. Però vorrei farvi riflettere un attimo sul fatto che le competenze tecniche, per essere maturate, solitamente richiedono:
- che si studi
- che si acquistino libri/frequentino corsi di aggiornamento
- nella seconda ipotesi di cui sopra, che si facciano spostamenti e pernottamenti fuori sede.
Si investe tempo, passione e soprattutto DENARO, e tutto ciò ha un costo.
Se per un mensile pagate quanto un ingresso giornaliero in un centro sportivo medio/buono del Centro/Nord Italia, non vi sfiora neanche lontanamente l'idea di quali razza di capre si occuperà del vostro fisico e della vostra salute? Poi venite a dirmi che è da qualche anno che frequentate la palestra, vi chiedete perché non state migliorando, e mi mostrate una scheda con 32 serie tra pettorali e bicipiti, in cui gli esercizi non hanno alcun posto prestabilito in scaletta e non viene specificato alcun recupero tra i sets. Suvvia...


giovedì 16 luglio 2015

sabato 11 luglio 2015

Esempio di allenamento per i dorsali

Se c'è uno sport dove la selezione naturale opera in maniera spietata, quello è sicuramente il bodybuilding. Se sei un purosangue o un asino, se sei destinato al palco dell'Olympia o (al massimo) ad arrivare ultimo al Mr. Condominio, lo decide soltanto la tua genetica. Ma, fortunatamente, non è tutto bianco o tutto nero, ed esistono pure le proverbiali "50 sfumature di ipertrofia". Io personalmente ho sempre saputo di poter valutare la mia predisposizione alla muscolazione usando i numeri relativi, ciò nondimeno ho sempre cercato di dare il massimo, provando a spremere il proverbiale sangue da una rapa. Vi starete chiedendo il perché di tutte le minchiate che ho scritto finora, è presto detto. In fondo il bodybuilding è soprattutto valutazione estetica del risultato raggiunto e, se si fanno le cose con criterio, sembrare meno peggio di quanto non si sia non è impossibile. Sono un ectomorfo con tante fibre rosse, e madre Natura mi ha (dis)graziato con una larghezza clavicolare a-la Woody Allen ed i fianchi di Moira Orfei. In un contesto simile, l'idea di ottnere un buon V-shape non era minimamente contemplabile, ma diciamo che c'ho messo del mio per rompere i coglioni alla genetica. Se il raggiungimento di un livello di bf relativamente basso mi ha aiutato a tenere la vita sotto controllo, di contro spalle poco stondate purtroppo non hanno favorito di certo l'agognata condizione. A 'sto punto qua, avrei dovuto necessariamente imparare ad allenare la schiena come si deve. E veniamo all'argomento del post: i dorsali. Ho sempre avuto una particolare propensione all'allenamento dei dorsali: non intesa come predilezione (non solo, almeno) per il gruppo in questione, quanto come assoluta naturalezza verso il movimento della remata e di trazione.
Il mio allenamento della schiena si articola su un totale di 10 serie (escluso il lavoro per la bassa schiena). Il numero delle ripetizioni varia dalle 10 alle 20, con ROM completo, contrazioni di picco e TUT sempre in primo piano. Questo, almeno, è l'impianto di default del mio allenamento. Solitamente divido il lavoro, come ovviamente molti di voi già faranno, in un "fifty/fifty" tra esercizi per l'ampiezza/lunghezza del latissimus dorsi (trazioni, sia alla sbarra che alla Lat macchine, variando l'ampiezza dell'impugnatura), ed esercizi per lo spessore/densità della schiena (rematori in tutte le salse). Le serie sono sempre portate al cedimento positivo, ed ognuna di esse è completata (ovviamente, a seconda dell'esercizio eseguito) da una tecnica ad alta intensità, che scelgo di volta in volta tra negative, mezzi colpi e cheating. Conosco bene l'annoso dibattito tra chi sostiene il cedimento ad ogni costo e chi ne reputa l'uso continuato come uno dei fattori del sovrallenamento, ma per me funziona bene così. Complice di tutto ciò, credo, qualche annetto di allenamento sul groppone (anni portati benissimo, ne dimostro molti di meno), che ha fatto sì che l'intensità (termine qui usato impropriamente, non come carico allenante ma come capacità di "sentire" la ripetizione) dello stimolo allenante debba essere estremizzata. Lungi dal voler proporre un sistema valido per chiunque, l'intenzione del post è di fornire uno spunto di riflessione soprattutto per coloro che hanno una genetica che rema (è proprio il caso di dirlo) contro. Grazie della cortese attenzione...


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