venerdì 4 marzo 2016

La Repubblica e il bodybuilding

Siamo alle solite: cinque righe, al riguardo, e scritte pure male. E' proprio il caso di dirlo: poche idee, ma confuse! Ma qualcuno saprebbe spiegarmi il motivo per cui "La Repubblica" dovrebbe dedicare un articolo ad una gara di bodybuilding? Se a me interessa conoscerne l'esito e vedere le foto, andrò sul sito della IFBB, della Wabba, su bodybuilding.com o dove diavolo volete voi, ma di certo NON sulla "Repubblica". Qual'è l'oscuro movente che spinge un giornalista (sono stato gentile, a definirlo tale) che non ha alcuna cultura specifica inerente al bodybuilding, a cimentarsi in un trafiletto infarcito dei più beceri luoghi comuni? Vanno mai a rompere le balle ai ciclisti, per esempio? Certo, solo quando ci scappa il morto o salta fuori lo scandalo. Perchè stigmatizzare allora il culturismo a priori? Solo perchè un culturista si porta addosso, cucito come un vestito, il proprio sport h/24? La cosa più grave non è neanche l'articolo in sè, ma lo stuolo di mentecatti che, qui su Facebook, si lascia andare ai soliti commenti da bar. Non posso non citare Eco:"I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli". Poveri noi...

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