La sua aura malefica aleggia su tutte (o quasi) le palestre del fetido
stivale tricolore, multiforme demone che, kruegerianamente, si insinua
subdolo nei vostri peggiori incubi. Si, è propri lui: l'osceno mantra
(ma anche lo scemo) "non voglio diventare troppo grosso". Lo vedi
strisciare tra la macchina che simula i curl alla panca Scott ed il
"twist" da seduto, letale come un mamba che si erge sulle sue spire (Ehy
mamba, mamba italiano...). Lo vedi intrufolarsi, tramiti orifizi
più o meno nascosti, nella mente dell'ossuto adolescente che ti dice
"Voglio solo aumentare di 5 o 6 chili, mica devo fare le gare?"; puoi
intuirne la malvagità negli occhi del fenomeno di turno che ti dice "Le
gambe non le faccio perchè tanto domani gioco a calcetto"; lo senti
sghignazzare nelle parole della quarantacinquenne che non fa le alzate
laterali perchè altrimenti "...mi si gonfiano troppo le spalle". Lei,
che teme improbabili impennate testosteroniche che la trasformeranno in
una novella Kim Chizevsky. Stà lì, ti osserva con occhi vacui e ti si
avvicina sordido, strafottente e guascone nel suo incedere, memore della
teatrale lezione impartitagli dal suo maestro (l'attore Alberto
Sordido, appunto). Lo vedi campeggiare sui "6 x 3" delle palestre,
malvagi veicoli pubblicitari che ad inizio settembre invadono incroci e
strade trafficate, promettendo urbe et orbi miracoli che farebbero
sembrare la madonna di Lourdes uno squallido prestidigitatore di
provincia. Non c'è più scampo (come disse il pescivendolo, dopo una
giornata al mercato ittico).
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